
La bellezza misteriosa del bocciolo ci insegna a celebrare la fatica del coltivare. Il bocciolo – c’è un giorno, un momento preciso in cui ci accorgiamo della sua presenza.
Fino a un istante prima non esisteva ai nostri occhi. Ora il muro, il cielo, il prato da cui si stacca gli fanno solo da sfondo. Lo seguiamo, giorno dopo giorno, nel suo aprirsi meravigliato alla primavera.
Per diversi lunghi mesi, però, forze più o meno evidenti hanno lavorato per lui, e questo è il coltivare. Non è solo la mano dell’uomo a coltivare, è anche il pettine distratto del vento sulla terra, i merli che trasportano semi da un campo all’altro, la pioggia. A coltivare è sicuramente la parte migliore della natura — che sia uomo, vento, animale, acqua — quella che trascina il mondo avanti, stagione dopo stagione. Nel rivelarvi questa collezione, vogliamo essere quella parte migliore.
Per mesi nel nostro laboratorio abbiamo coltivato l’idea di questa fioritura. C’è chi ha fatto la spola da un magazzino all’altro per selezionare tessuti di fine serie e di eccedenza che non avrebbero trovato spazio in altre filiere: da qui nasce il nostro magazzino.
C’è chi ha pazientemente analizzato, campionato e classificato questi tessuti: da qui nascono le nostre stoffe. C’è chi ha visto una sagoma muoversi tra le stoffe e l’ha fissata con uno schizzo: da qui nascono i nostri modelli. E c’è chi allo schizzo ha dato forma e volume, realizzando prototipi e campionari. Infine, c’è chi ha realizzato ogni singola finitura, chi ha attaccato ogni singola etichetta, chi ha piegato, imbustato e chi saluterà quel carico, consegnandolo alla strada.
E così anche questa collezione è sbocciata — l’aspettavamo proprio come aspettiamo ogni anno, da quando siamo piccoli, che il gelsomino o il glicine all’angolo della nostra casa sbocci. A questo processo hanno contribuito, con lungimiranza e generosità, gli oltre 50 partner, su 7 regioni italiane, che nel 2019 ci hanno permesso di infondere nuova linfa in oltre 250.000 metri di tessuto, 855 chilometri in meno di sette anni. Hanno lavorato — meno silenziosamente
Nella foto: Becky, Nigeria, addetta accessori Quid



Dietro a ciascuno di questi capi spunta la mano visibile del marketing e quella invisibile dell’Amministrazione e della Direzione. C’è qualcos’altro di invisibile che ci teniamo a mostrarvi. Punto dopo punto, operazione dopo operazione, processo dopo processo, abbiamo coltivato talenti e sogni. Sappiamo che la moda può cambiare il mondo: traccia nuove rotte di viaggio, fa comunicare i popoli attraverso la creatività, fa avanzare la tecnologia, esalta forme, incarnato, sguardi.
Nell’essere una realtà di imprenditoria sociale, vogliamo essere la parte migliore della moda. Sfruttiamo il potenziale trasformativo della moda per ridisegnare il mercato del lavoro nel nostro Paese con un’attenzione particolare all’impiego al femminile. Siamo fieri di sperimentare processi e modalità produttive che permettono a chi è più a rischio di esclusione lavorativa in Italia di scoprire e crescere in un ruolo professionale.
Oggi siamo in 138, l’84% donne e il 16% uomini, italiani e stranieri, provenienti da 16 Paesi diversi, dai 19 ai 73 anni.
Il 68% di noi prima di approdare in Quid ha vissuto in circostanze di emarginazione sociale o lavorativa: è un’esperienza che sappiamo può toccare trasversalmente tutti, dai più giovani ai più anziani, da chi ha diversi titoli di studio a chi non ne ha mezzo, da chi vive vicino a noi a chi arriva da lontano, da chi ha una disabilità visibile a chi ne ha una meno evidente ma ugualmente complessa da gestire. Insieme, dal 2013, lavoriamo per creare un luogo di lavoro che sappia coltivare potenzialità e sogni, per vederli sbocciare stagione dopo stagione.
Nella foto: Ghania, Marocco, sarta Progetto Quid

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